mercoledì 19 febbraio 2014

28 febbraio 2014:
il Pinot Nero Poggio Pelato
della Tenuta Il Bosco
di Zenevredo

Il primo appuntamento del 2014 di OltreLaStoria vedrà nuovamente protagonista un Pinot Nero. Dopo il Noir della Tenuta Mazzolino, il Giorgio Odero di Frecciarossa e il Pernice di Conte Vistarino, è la volta del Pinot Nero dell'Oltrepò Pavese DOC Poggio Pelato della Tenuta Il Bosco, situata a Zenevredo, nella prima fascia collinare dell'Oltrepò Pavese orientale. Acquistata nel 1987 dalla famiglia Zonin, è da allora diretta dall'enologo Piernicola Olmo, affiancato da Cristiano Trambusti e dall'agronomo Davide Bacchiega.

Il Poggio Pelato è prodotto con uve pinot nero provenienti dall'omonimo cru ed esce sul mercato solo nelle annate in cui l'andamento climatico ha pienamente assecondato la maturazione delle uve. In due post apparsi su Wine is Love, il blog di Francesco Zonin, Piernicola Olmo racconta con passione la storia del Poggio Pelato (che inizia nel 1987) e le innumerevoli difficoltà che l'enfant terrible dei vitigni pone all'enologo: alle difficoltà di coltivazione e lavorazione, infatti, si aggiunge una 'difficile' vita in bottiglia, anch'essa segnata dall'imprevedibilità. Potete leggere le note di Piernicola Olmo qui e qui.

Durante la nostra serata, che sarà condotta come di consueto da Francesco Beghi, avremo modo di coprire un arco temporale ampio nella storia del Poggio Pelato, partendo con l'annata 2011 attualmente in commercio e terminando con l'annata 1998.

Ecco dunque il menu e gli abbinamenti proposti da Giorgio Liberti e Daniela Calvi:

Venerdì 28 febbraio 2014 - ore 20.30
Il Pinot Nero Poggio Pelato della Tenuta Il Bosco:
verticale di 4 annate


Aperitivo
Cruasé DOCG Oltrenero Brut

Pancetta arrotolata di 15,5 kg da un maiale di 350 kg
stagionata da noi dal dicembre 2009
Pinot Nero DOC Poggio Pelato 2011

Passatina di ceci con ciccioli croccanti e baccalà
Pinot Nero DOC Poggio Pelato 2009

Risotto con ragù di gallina
Pinot Nero DOC Poggio Pelato 2000

Faraona disossata con ripieno tipico della Valle Versa
Pinot Nero DOC Poggio Pelato 1998

Tortino a tre strati:
bavarese al caffè, Ricotta con cioccolato in scaglie e savoiardo

La serata è proposta al prezzo di euro 50 tutto compreso.
I posti disponibili sono limitati e la prenotazione è obbligatoria.
Per informazioni e prenotazioni vi preghiamo di telefonare al ristorante Prato Gaio (0385.99726).

OltreLaStoria è un progetto di Matteo Berté, Francesco Beghi, Giorgio Liberti e Roger Marchi.

Roger Marchi

domenica 9 febbraio 2014

In attesa della
prima serata 2014
di OltreLaStoria

Cari amici di OltreLaStoria,
in attesa della prima verticale del 2014, uno sguardo ai mesi passati.

Torniamo a raccontarvi anzitutto dell'azienda Monsupello, che nel luglio 2012 ci aveva concesso il piacere e l'onore di degustare il Nature Millesimato 2002 "Carlo Boatti" VSQ, all'epoca ancora sui lieviti. Dopo la presentazione al Vinitaly 2013, dal 25 novembre scorso questo eccellente Metodo Classico è in commercio in un numero limitato di bottiglie (1280), numerate e commercializzate in astucci singoli.

Il Nature "Carlo Boatti" ha già ricevuto una segnalazione lusinghiera nell'articolo "Bollicine New Age" pubblicato sul numero di giugno 2013 del Gambero Rosso, e ha ben figurato nelle valutazioni delle guide.
Aggiungiamo qui una nota di Francesco Beghi.
"Quando un vino non è solo un insieme di sensazioni gusto-olfattive ma qualcosa di più: emozioni, ricordi, suggestioni. È il caso del Monsupello Nature "Carlo Boatti" Millesimato 2002, un unicum, un Metodo Classico d’Oltrepò Pavese prodotto in ricordo di un uomo che ha fatto la storia di questo territorio. Un vino che abbiamo avuto la fortuna di assaggiare in anteprima, sboccato à la volée, ancora sui lieviti, dopo dieci anni di riposo in cantina, e poi successivamente, dopo la sboccatura, più volte, trovando quell’intrigante, piccola differenza da bottiglia a bottiglia che caratterizza, in questo caso, i grandi, perché non viene meno il filo conduttore che le unisce l’una all’altra. La cuvée, come sempre, prevede il 90% di pinot nero e il 10% di chardonnay. Non è certo un 5% di chardonnay passato in legno, a differenza della cuvée del Nature non millesimato, a fare la differenza. La differenza la fanno quei dieci anni trascorsi sui lieviti, con una nota ossidativa che inebria, leggera e intrigante. Champagne. Sì. È banale, ma il confronto è inevitabile. Solo sulle rive della Marna gli artisti francesi riescono a gestire con magistrale equilibrio quella famosa - qualcuno direbbe famigerata - nota ossidativa, mantenendola per anni in sublime equilibrio sul filo senza farla decadere nell’ossidazione greve e pesante che sa di vecchio, passato, andato. E in questa Riserva la ritroviamo così, integra, emozionante, sfuggente, con il fascino femmineo di una fanciulla che si mostra per un istante ma non si lascia conquistare facilmente. E seguendo questa nota incontriamo la vena minerale che traccia il solco della degustazione, laddove il frutto e il fiore cedono consapevolmente il passo all’evoluzione e la finissima bolla introduce l’assaggio di una materia ricca, ampia, coinvolgente. La sciabolata dell’acidità che non ti aspetti duella con la maturità, l’emozione ti avvolge e quando il liquido dorato lascia la bocca sembra rimasto ancora lì, agganciato alle papille, a ricordarti la grandezza di Carletto e della sua terra."

Dal Metodo Classico passiamo al Buttafuoco. Le ultime due serate del 2013 ci hanno regalato belle emozioni grazie alle prove notevoli dei Buttafuoco della Valle Solinga. Oltre ai post del nostro Francesco Beghi (uno dei quali apparso anche sul Gambero Rosso on line), potete leggere altri due articoli dedicati al Buttafuoco Storico di Giulio Fiamberti, uno apparso sul blog Appunti di Degustazione e l'altro pubblicato su World Wine Passion. Ringraziamo Gabriele Scalici e Danilo Gatti per i loro appassionati e competenti racconti.

Infine, vi invitiamo a leggere su L'AcquaBuona il bel racconto della visita di Fernando Pardini alla cantina di Andrea Picchioni, conclusasi poi al Prato Gaio con la verticale del Buttafuoco Bricco Riva Bianca.

Roger Marchi e Francesco Beghi






mercoledì 5 febbraio 2014

Il Buttafuoco Bricco Riva Bianca
di Andrea Picchioni:
appunti dalla serata del 15/11/2013

Dopo aver ahimè saltato l’ottavo appuntamento di OltreLastoria per indisposizione, eccomi di nuovo alla barra di comando per la serata dedicata a quel “diavolo d’un Picchioni”, come ebbi a definirlo una volta sulla guida del Gambero Rosso e come lui stesso non ha mancato di ricordare nel corso dell’introduzione.

A differenza di tanti altri giovani vignaioli oltrepadani e non solo, Andrea Picchioni non ha ereditato l’azienda di famiglia ma l’ha fondata di sua iniziativa, a soli 21 anni, nel 1988, con l’indispensabile supporto di babbo Gino, mamma Rosa, della moglie Silvia e, a partire dal 1995, dell’enologo/agronomo “parassita” (la definizione è sua e naturalmente è ironica, dato che i parassiti lui li combatte nel vigneto) Beppe Zatti da Castana.

La serata si preannuncia frizzante, anche se il vino è fermo: 65 persone nonostante la pioggia, con un buon numero di amici che non faranno mancare spunti di discussione. L’ospite a sorpresa è Lino Maga, il Grande Vecchio dell’Oltrepò, l’uomo che ha fatto di Barbacarlo leggenda. La rappresentanza oltrepadana annovera anche Giulio Fiamberti, Franco Pellegrini, Alessandro Torti, Antonella Tacci e Raimondo Lombardi dell'azienda Martilde e la promettente new entry Barbara Avellino. Dai vicini Colli Tortonesi è venuto a trovarci l'istrionico Valter Massa, pioniere della riscoperta del Timorasso, insieme al fido Pigi. Il parterre de rois è completato infine da Fernando Pardini della guida dell'Espresso e del periodico on line L'AcquaBuona, Paolo Camozzi di Slow Wine, Alberto Farinasso di Slow Food, Riccardo Modesti della guida Vini Buoni d'Italia (e recentemente ritornato nella squadra de L'AcquaBuona) e Danilo Gatti di World Wine Passion.

Dopo la presentazione in un duetto alla Gianni e Pinotto con Roger, la parola passa al protagonista. Andrea Picchioni ricorda che il Bricco Riva Bianca, prodotto per la prima volta nel 1995, nasce dalla vinificazione congiunta di croatina, barbera e ughetta di Canneto (detta anche vespolina) raccolte manualmente in un singolo vigneto sugli scoscesi pendii della Valle Solinga.

Il "Picchio" crede fermamente nel Buttafuoco: prodotto solo con uve autoctone e solo in una ristretta area dell'Oltrepò orientale (come abbiamo ricordato in questo articolo), è un vino dalla precisa e inconfondibile identità territoriale. Identità che andrebbe però ulteriormente rafforzata escludendo dalla DOC la versione frizzante. Dopo la (breve) polemica, il momento delle curiosità. Andrea ci dice infatti di essere da qualche anno proprietario della vigna Buttafuoco (nome attestato da un atto notarile del 1861), che - al di là di leggende e fantasiosi aneddoti - potrebbe aver dato il nome alla denominazione.

È‎ tempo di mettere alla prova questo Buttafuoco che negli anni ha ricevuto diversi riconoscimenti, culminati con l'inclusione dell'annata 2009 fra i vini italiani d'eccellenza della Guida dell'Espresso 2014 grazie a una brillante valutazione di 18,5/20. Ed ecco il Bricco Riva Bianca 2009 nel bicchiere: ancora giovane, ha un naso in cui emerge subito la nota balsamica tipica della Solinga, poi frutti di bosco a bacca nera e spezie. Sorprende la levigatezza del tannino rispetto alle edizioni precedenti quando si trovavano in questo stadio giovanile. Ha un architrave di acidità e materia che promette lunga e fruttuosa maturazione per il futuro. Le animelle croccanti di vitello con crema di champignon riscuotono il consueto successo anche se sono un po’ sovrastate dalla forza del vino.

All'arrivo del risotto della Zia Carla con piccione stufato in casseruola il discorso cambia. Il Bricco Riva Bianca 2004 è lo stato dell’arte di questo Buttafuoco. In Solinga è stata una bella vendemmia a differenza che nel resto della zona e si sente. Naso ampio, accattivante, balsamico con sentori di menta e rosmarino, poi una cascata di frutti, dal ribes alla prugna alla marasca, le spezie a corredo; è nitido, preciso, senza sbavature, con bocca armonica, piena, complessa. Lungo nel finale giocato su toni di liquirizia. Bellissimo anche il colore rubino vivo, ha ancora molti anni davanti a sé e l’abbinamento col piatto è semplicemente perfetto.

A questo punto, ci prendiamo un pausa di riflessione con un piatto più neutro, il surbir di ravioli, che si abbina tutto sommato bene al Bricco Riva Bianca 2003. L’annata è stata torrida, ma il clima ventilato della Valle Solinga, con buone escursioni termiche, ha aiutato a mantenere freschezza. Il naso è un po’ statico, il frutto e i sentori balsamici sono presenti ma non in maniera così esplosiva come nel 2004; in bocca è pieno, accattivante, rotondo, non dà segni di stanchezza grazie ad una bella acidità. È al suo meglio anche se probabilmente avrà vita meno lunga rispetto al 2004.

A questo punto siamo pronti per il gran finale. Il Bricco Riva Bianca 1998, la quarta annata prodotta, è servito da bottiglie in formato magnum. Sorprende innanzitutto la tenuta del colore, un rubino brillante solo lievemente virato verso note più aranciate; il naso è naturalmente più evoluto, la componente balsamica di eucalipto è sempre presente, il frutto di bosco tende alla confettura e una nota di goudron è lì a ricordare i quindici anni trascorsi dalla vendemmia. Bello e armonico il tannino, ancora sostenuto il nerbo, ha spalla, è un anziano austero signore dal bel portamento e dal passo saldo ancorché non lunghissimo. La lepre in salmì con polenta ne accompagna alla grande il percorso.

E' il momento degli interventi finali: Valter Massa, animato dalla sua incontenibile verve, se la prende con le istituzioni che non accordano ai piccoli produttori artigiani sufficiente attenzione e tutela, mentre Lino Maga, con la sua proverbiale pacatezza e le sue pause, si complimenta con Andrea per il vino e prende in giro come suo consueto noi degustatori che cerchiamo ogni sorta di profumi dimenticandoci sempre di dire che prima di tutto il vino dovrebbe “sapere d’uva”. Infine, relax e chiacchiere con la zuppetta tiepida di cachi con infusione di cioccolato fondente e gelato alla cannella.
Arrivederci al 2014!

Francesco Beghi

Ringraziamo Mauro Rossini per le foto