lunedì 7 ottobre 2013

Il Riesling Riserva Oliva
di Cà di Frara:
appunti dalla serata del 27/09/2013

Venerdì 27 settembre 2013: per salutare l’autunno, con la settima serata di OltreLaStoria si ritorna al vino bianco. Anzi, al re dei vini bianchi, il Riesling Renano: un anno e mezzo fa iniziammo con il Vigna Martina di Isimbarda, stavolta il protagonista è il Riesling Riserva Oliva dell'azienda Cà di Frara della famiglia Bellani.

Quando Roger Marchi al telefono mi dice che abbiamo una sessantina di prenotazioni fra amici vecchi e nuovi, sono davvero contento. Perché il progetto di OltreLaStoria funziona, al di là del meritato richiamo esercitato da un’azienda di vaglia quale è per l’appunto Cà di Frara.

Al tavolo, insieme a Luca Bellani e Veronica Barri venuti a rappresentare l'azienda, ritrovo con piacere Alberto Alfano di Slow Food, co-autore insieme a Vittorio Barbieri del bel blog Il Giardino del Riesling e Danilo Gatti di World Wine Passion. Presentando la serata, mi concedo un ricordo personale, che risale a circa quindici anni fa: il mio primo, folgorante incontro con un vino di Cà di Frara all'Osteria dei Fauni di Segrate. Era il Pinot Grigio Raccolta Tardiva 1997 e fu uno dei primissimi vini dell’Oltrepò Pavese a colpirmi sul serio, al punto che volli conoscerne l’artefice. Fu così che entrai in contatto con la famiglia Bellani e con l’allora giovanissimo Luca, autore di quella meraviglia.

Ma torniamo al presente. Gli ingredienti per una serata coi fiocchi ci sono tutti, anche perché il menu è assai interessante. Le quattro annate di Riesling Riserva Oliva attendono l’incontro con i nostri palati. Oliva: niente a che fare con le conserve in salamoia, ma con il comune di Oliva Gessi dove sono posti i vigneti e dove, come dice la seconda parte del nome, i bianchi terreni calcareo-gessosi sono culla ideale per esaltare le caratteristiche minerali del riesling renano, nobile vitigno di origine germanica giunto in Italia durante la dominazione austro-ungarica e allignato in Oltrepò accanto al più diffuso e produttivo ma meno nobile riesling italico (di differente natura genetica a dispetto del nome comune).

Dopo le presentazioni di rito, in cui emerge tutta la passione per l’azienda e la terra di Luca Bellani, cominciano le danze. L'Oliva 2011 viene servito con uno dei miei piatti preferiti del Prato Gaio, il duls in brüsc (petto di pollo con salsa agrodolce), una sorta di vitello tonnato ante litteram, preparato con carni di animali da cortile. Abbinamento difficile, il piatto è appunto “brusco”, e il 2011 è ancora giovane. Fruttato e floreale, sa di agrumi - pompelmo in particolare - e frutta tropicale, con una bella acidità e scorrevolezza. Le prospettive di evoluzione ci sono tutte, l’ideale sarebbe farne provvista e dimenticarlo in cantina qualche anno.

Con l'Oliva 2010 il discorso cambia parecchio. Bello, intenso, conquista sin dal primo assaggio. Frutta, agrumi, erbe aromatiche, mentuccia, rosmarino, salvia… dal bicchiere continuano a emergere aromi di grande nitidezza e integrità. La mineralità comincia a farsi avvertire, e la marcata acidità risulta mascherata per via della densità data della componente glicerica. Oltretutto l’insieme è di notevole eleganza, con la frutta che ha note più mature. Già buonissimo, si farà alla grande. Eccellente l’abbinamento con crema di borlotti, crostino di pane ai cereali e freguglie di aringa affumicata. La soddisfazione è palpabile, assieme alla sorpresa. Ancora una volta tocca constatare come in Italia manchi una cultura di fondo sui vini bianchi invecchiati. E non stiamo parlando di bottiglie vecchie di vent’anni.

L'Oliva 2009 ha la sfortuna di capitare dopo il 2010. Viene da un’annata molto calda, come dimostrano i 14 gradi alcolici, è questo lo penalizza soprattutto in termini di profumi. Appare un po’ bloccato, paradossalmente meno minerale del 2010, anche se più vecchio di un anno. È muscoloso, anche se tutt’altro che grossolano, con i sentori di frutta che virano verso il candito. Tuttavia, l’acidità gli permette di non essere seduto. Luca, vignaiolo serio e onesto, concorda. Con i malfatti di caprino del Boscasso al burro d'alpeggio profumato all'arancia ci sta, anche se - col senno di poi - invertendo 2009 e 2010 gli abbinamenti sarebbero risultati più indovinati e il 2010 avrebbe fatto una figura ancora migliore. Non importa, le nostre serate servono anche a questo, per discutere e confrontarci. Dalla sala arriva una domanda: "Non potrebbe essere che questo vino stia attraversando una fase critica e che abbia possibilità di miglioramento negli anni a venire?". In effetti, a inizio serata avevo detto di aver riscontrato talvolta un momento critico nell’evoluzione dei Riesling. Io e Luca ci guardiamo. Sì, è possibile. L’acidità, benedetta acidità, lo può far sperare. Luca, tieni da parte qualche bottiglia: tra cinque anni verificheremo.

Infine, l'Oliva 2007, la prima annata prodotta di questa Riserva ottenuta dalle vigne vecchie di Apogeo, l’altro Riesling Renano di Cà di Frara. È ben saldo e al primo impatto sembra giovane. Del resto, bisogna tener conto che in Mosella un Riesling del 2007 è considerato davvero giovane. Mineralità e sapidità sono gentili, aggraziate, accompagnate da note di frutta candita, mentre resta costante l’acidità sostenuta. Bello e intrigante, ha ancora lunga vita davanti. L’abbinamento non è proprio perfetto, ma il baccalà in umido con cipolle e uvetta accompagnato dalla polenta è talmente buono, che non posso esimermi dal chiamare Daniela Calvi per farle tributare il meritato applauso.

A questo punto la verticale è finita, ma la serata prosegue con il dolce: la torta di farina gialla, mela e ricotta con zabaione al Moscato di Volpara è accompagnata dal San Luca 2008, vino dolce (ma non troppo) da uve stramature di riesling renano, offerto dalla famiglia Bellani a chiusura di una cena di grande interesse.

Francesco Beghi

Ringraziamo Mauro Rossini per le fotografie

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