sabato 7 giugno 2014

La Barbera Roncolongo
dell'azienda agricola Bisi:
appunti dalla serata del 28/03/2014

Febbraio 2001. L’allora quarantenne Francesco Beghi si reca al Prato Gaio in occasione di un compleanno. Gli viene consigliato dal titolare Giorgio Liberti un vino che non ha mai incontrato prima. Si tratta della Barbera Roncolongo 1998 dell’Azienda Agricola Bisi di San Damiano al Colle, al confine con il Piacentino. È amore a prima vista.

Marzo 2014. Ne sono passati di anni, e di vendemmie. Ed eccoci qui, di nuovo al Prato Gaio, di nuovo con il Roncolongo. Di nuovo con il 1998, che nel frattempo si è evoluto in cantina 13 anni, mentre i suoi successori prendevano vita assieme alla consapevolezza di Claudio Bisi, titolare dell'azienda. La consapevolezza di avere tra le mani un vino per certi versi unico, diverso ogni vendemmia eppure sempre legato da un filo conduttore che lo rende immediatamente riconoscibile.

Proprio per questo motivo, la scelta delle quattro annate da presentare nella serata di OltreLaStoria non è stata facile. Scontata la presenza del 1998 - un applauso a quei produttori capaci di serbare le vecchie annate - e del 2009, ovvero l'annata attualmente in commercio, c’era tutto un mondo da scoprire in mezzo. Dopo la memorabile verticale completa fatta con Claudio due anni fa in azienda e quella con Claudio e Roger in vista della serata, dopo un lungo ballottaggio tra 2007 e 2005 optiamo per quest’ultimo nonché per l’anomala annata 2002 - anomala spiegheremo in seguito perché.

Claudio Bisi è un tipo schivo - lo scriviamo una volta sola perché è talmente schivo da non volere neppure che si scriva di lui che è schivo. La cosa assurda, però, è che questo suo vino sia appena sfiorato dall’informazione vinicola: se ne trova traccia a fatica su Internet, e non sempre qualche presunto solone del settore ne parla come meriterebbe. Sicché siamo ben contenti di riempire una volta ancora il ristorante con la promessa del Roncolongo e di un menu particolarmente succulento.

Oltre a Danilo Gatti di World Wine Passion, ci fa piacere ospitare per la prima volta a OltreLaStoria Matteo Marenghi, giornalista ed ex direttore del Consorzio Tutela Vini dell'Oltrepò Pavese, e diversi rappresentanti dell'associazione Enocuriosi, guidati da Enrico Crespi dell'enoteca I Crespi di Pavia.

E - a testimonianza della stima di cui Claudio gode fra i colleghi - sono presenti anche diversi produttori della regione: dal giovane Stefano Calatroni a Sandro Torti, a Marzia Cordini (grande amica di OltreLaStoria) e Maria Teresa Quaquarini.

Inizia la serata: presentazione emozionale da parte mia e rigorosa da parte di Claudio, asciutto nel corpo e nello spirito. Il Roncolongo nasce da un vigneto posto ad un'altitudine di 180 metri su terreni calcarei. L'inerbimento è spontaneo, le rese sono basse, la raccolta delle uve, che avviene nel momento della piena maturazione polifenolica degli acini, è effettuata manualmente in cassetta. Le uve raccolte sono scrupolosamente selezionate a mano sul tavolo di cernita in azienda. Il mosto resta anche 30 giorni sulle bucce e la fermentazione è ottenuta tramite lieviti indigeni. Il vino non subisce alcuna filtrazione o chiarifica e si affina successivamente in barrique nuove di quercia francese per 15-18 mesi ai quali seguono altri 12 mesi di affinamento in bottiglia.

Terminate le doverose precisazioni tecniche, si parte! Il cotechino con sformato di Parmigiano Reggiano fa venire l’acquolina in bocca e così il Roncolongo 2009, giovane ed esuberante, dal colore impenetrabile, ricco nella materia fruttata, profumato e netto con la sciabolata acida tipica della Barbera, lungo e promettente nella prospettiva dell’invecchiamento. Caratteristica peculiare, sulla quale concordano tutti, è che non sembra un vino che trascorre molti mesi in barrique nuove; quel sentore di vaniglia che rende tanti, troppi vini quasi caricaturali e tutti uguali fra loro, qui è appena accennato in sottofondo.

Nel frattempo si versa nei bicchieri il Roncolongo 2005. Per il primo piatto, il risotto con ragù di anatra, occorre aspettare un po’, e ciò è bene: dà modo al vino di aprirsi nel bicchiere e a tutti noi di seguirne la complessa evoluzione aromatica. Inizialmente un po’ chiuso, escono poi le note balsamiche, le spezie, il frutto del vitigno che inizialmente pare un po’ come sedato, la liquirizia, la caramella al rabarbaro, quella quadrata piatta dei nonni, e poi la potenza in bocca che non penalizza l’eleganza, con un rigore varietale e un finale lunghissimo. Un vinone, certo, ma aggraziato, che tende inevitabilmente a sovrastare la delicatezza del piatto.

Veniamo dunque all’anomalia: il Roncolongo 2002. Che non è un Roncolongo, a dispetto di quanto riportato sul tappo. Perché in quella piovosissima annata Claudio, non soddisfatto fino in fondo di quanto finito in bottiglia, decise di declassare il vino e non commercializzarlo come Roncolongo. Col passare degli anni, però, quelle poche bottiglie rimaste in cantina - mentre la massa era andata ad arricchire la Barbera Pezzabianca (cioè la Barbera base dell'azienda), hanno preteso di riacquistare una propria dignità.

E in questa circostanza capitavano proprio a fagiolo, visto che il menu contemplava un piatto intermedio - il surbir di ravioli - prima del gran finale. Ed eccolo, dunque, questo vino reietto, un “piccolo” Roncolongo, certo non ampio e ricco come quelli delle annate migliori, tuttavia riconoscibile, preciso, varietale, con accenti di frutta e floreali (viola), un po’ monolitico inevitabilmente, comunque una Barbera più che gradevole a undici anni dalla vendemmia.

Il gran finale: cinghiale stufato con polenta e quel Roncolongo 1998. Che risponde sempre “presente!”, ogni volta che lo si assaggia - chissà ancora per quanto tempo. Evoluto, maturo, ma sempre lui, affascinante, con il frutto che si fa confettura e i sentori terziari che prendono il sopravvento, la liquirizia, l’inchiostro, il rabarbaro, il colore che non cede, la profondità, le note quasi di idrocarburo. Inutile sottolineare il perfetto sposalizio con il piatto.

Infine, Claudio riserva un’altra sorpresa per gli ospiti: la sua Malvasia Passita Villa Marone 2010 offerta come extra ad accompagnare la zuppetta di ananas profumata allo zenzero.

Un ringraziamento particolare all’amico Danilo Gatti che, stante le mie imperfette condizioni fisiche per influenza, ha cortesemente acconsentito a condurre la degustazione in mia vece.

Francesco Beghi

Ringraziamo Mauro Rossini per le fotografie

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