lunedì 14 ottobre 2013

25 ottobre 2013:
il Buttafuoco Storico
dell'azienda Giulio Fiamberti
di Canneto Pavese

L'ottavo appuntamento con OltreLaStoria sarà il primo dedicato a una delle più tipiche espressioni della viticoltura oltrepadana: il Buttafuoco, vino prodotto da vitigni autoctoni (Croatina, Barbera, Uva Rara e Ughetta di Canneto) in una ristretta area dell'Oltrepò orientale, delimitata dai torrenti Scuropasso e Versa. Solo sette comuni possono fregiarsi della DOC Buttafuoco: Broni, Canneto Pavese, Castana, Cigognola, Montescano, Pietra de' Giorgi e Stradella.

Protagonista della serata sarà l'azienda Giulio Fiamberti di Canneto Pavese, presente sul mercato con propria etichetta dagli anni Sessanta, ma forte di una tradizione vitivinicola risalente addirittura ai primi dell'Ottocento. L'azienda figura fra i soci fondatori del Club del Buttafuoco Storico, associazione nata nel febbraio 1996 con l'obiettivo di valorizzare e promuovere il Buttafuoco come rosso fermo da lungo invecchiamento. Una scelta precisa e ambiziosa, quella del Club, che si è confrontata con una tradizione tutt'altro che omogenea, fatta di vini ora "spumeggianti" ora fermi a seconda dell'estro del produttore o per l'imprevedibilità della natura, e spesso non pensati per riposare a lungo in cantina. Per fare un solo esempio, nel suo libro "I Vini d'Italia" del 1961, Luigi Veronelli scrive della "abbondante schiuma" del Buttafuoco di Broni, Stradella e Canneto Pavese, mentre Paolo Verdi, eccellente produttore di Canneto Pavese, ci ha raccontato tempo fa che il Buttafuoco prodotto dal padre era fermo. E il recente disciplinare del 2010, che sostituisce quello del 1970 e che ha fatto del Buttafuoco una DOC a se stante ("Buttafuoco dell'Oltrepò Pavese o Buttafuoco DOC"), continua a prevedere la versione frizzante accanto a quella ferma.

Rispetto al disciplinare della DOC Buttafuoco, il regolamento del Club del Buttafuoco Storico prevede significative differenze. Le principali sono le seguenti:
• il Buttafuoco Storico può essere prodotto solo nella versione ferma;
• il Buttafuoco Storico deve nascere da una singola vigna;
• la vigna deve essere identificata come storicamente vocata alla produzione di Buttafuoco;
• la vinificazione delle uve deve essere congiunta (il Buttafuoco Storico è pertanto un assemblaggio di uve e non di vini);
• la vendemmia deve essere manuale;
• l'invecchiamento deve essere di almeno 3 anni, dei quali almeno uno in legno;
• il Buttafuoco Storico deve ricevere una valutazione di almeno 80/100 (secondo la scheda della UIOE) da parte della Commissione di Cantina del Club per fregiarsi del marchio.
Il Buttafuoco Storico è infine immediatamente riconoscibile grazie alla particolare bottiglia con il marchio del Club, il numero progressivo della bottiglia e una valutazione della qualità dell'annata espressa con il simbolo del fuoco (da un minimo di tre a un massimo di sei fuochi).

Giulio Fiamberti presenterà a OltreLaStoria tre annate del Buttafuoco Storico Vigna Solenga, prodotto con le uve dell'omonima vigna sita nella piccola Valle Solinga, di proprietà della famiglia Fiamberti fin dal 1814. Reimpiantata attorno al 1920 da Pietro Fiamberti, bisnonno di Giulio, è attualmente in via di nuovo reimpianto a causa delle difficoltà estreme di lavorazione. Del Vigna Solenga, prodotto dal 1996 al 2006, degusteremo le annate 2003, 2000 e 1998. La serata sarà invece aperta dalla prima annata del Buttafuoco Storico Vigna Sacca del Prete, ottenuto da un vigneto sito nella Valle Praga, che fu di proprietà della Curia e che venne acquisito definitivamente dalla famiglia Fiamberti negli anni 90.

Venerdì 25 ottobre 2013
Il Buttafuoco Storico di Giulio Fiamberti:
verticale di 4 annate


Ecco il menu proposto da Giorgio Liberti e Daniela Calvi:

Aperitivo
con Oltrepò Pavese Metodo Classico Pinot Nero DOCG Fiamberti Brut

Cotechino caldo con sformato di topinambur
Buttafuoco Storico Vigna Sacca del Prete 2007

Zuppa di ceci con costine di maiale
Buttafuoco Storico Vigna Solenga 2003

Risotto con zucca e funghi porcini secchi
Buttafuoco Storico Vigna Solenga 2000

Guancia di manzo brasata al Buttafuoco
con polenta di farina macinata a pietra del Mulino Bruciamonti
Buttafuoco Storico Vigna Solenga 1998

Salame di cioccolato con mandorle, pistacchi e albicocche secche
Buttafuoco Chinato Ambrosia

La serata è proposta al prezzo di euro 50 (tutto compreso).
I posti disponibili sono limitati e la prenotazione è obbligatoria.
Per informazioni e prenotazioni vi preghiamo di telefonare al ristorante Prato Gaio (0385.99726).

OltreLaStoria è un progetto di Matteo Berté, Francesco Beghi, Giorgio Liberti e Roger Marchi.

Roger Marchi

domenica 13 ottobre 2013

La serata Cà di Frara
sul blog RieslinGarten

Ringraziamo Alberto Alfano del blog RieslinGarten - Il Giardino del Riesling per l'articolo sulla serata OltreLaStoria che ha visto protagonista il Riesling Riserva Oliva dell'azienda Cà di Frara di Mornico Losana.
Potete leggere le sue note di degustazione qui.

Roger Marchi

lunedì 7 ottobre 2013

Il Riesling Riserva Oliva
di Cà di Frara:
appunti dalla serata del 27/09/2013

Venerdì 27 settembre 2013: per salutare l’autunno, con la settima serata di OltreLaStoria si ritorna al vino bianco. Anzi, al re dei vini bianchi, il Riesling Renano: un anno e mezzo fa iniziammo con il Vigna Martina di Isimbarda, stavolta il protagonista è il Riesling Riserva Oliva dell'azienda Cà di Frara della famiglia Bellani.

Quando Roger Marchi al telefono mi dice che abbiamo una sessantina di prenotazioni fra amici vecchi e nuovi, sono davvero contento. Perché il progetto di OltreLaStoria funziona, al di là del meritato richiamo esercitato da un’azienda di vaglia quale è per l’appunto Cà di Frara.

Al tavolo, insieme a Luca Bellani e Veronica Barri venuti a rappresentare l'azienda, ritrovo con piacere Alberto Alfano di Slow Food, co-autore insieme a Vittorio Barbieri del bel blog Il Giardino del Riesling e Danilo Gatti di World Wine Passion. Presentando la serata, mi concedo un ricordo personale, che risale a circa quindici anni fa: il mio primo, folgorante incontro con un vino di Cà di Frara all'Osteria dei Fauni di Segrate. Era il Pinot Grigio Raccolta Tardiva 1997 e fu uno dei primissimi vini dell’Oltrepò Pavese a colpirmi sul serio, al punto che volli conoscerne l’artefice. Fu così che entrai in contatto con la famiglia Bellani e con l’allora giovanissimo Luca, autore di quella meraviglia.

Ma torniamo al presente. Gli ingredienti per una serata coi fiocchi ci sono tutti, anche perché il menu è assai interessante. Le quattro annate di Riesling Riserva Oliva attendono l’incontro con i nostri palati. Oliva: niente a che fare con le conserve in salamoia, ma con il comune di Oliva Gessi dove sono posti i vigneti e dove, come dice la seconda parte del nome, i bianchi terreni calcareo-gessosi sono culla ideale per esaltare le caratteristiche minerali del riesling renano, nobile vitigno di origine germanica giunto in Italia durante la dominazione austro-ungarica e allignato in Oltrepò accanto al più diffuso e produttivo ma meno nobile riesling italico (di differente natura genetica a dispetto del nome comune).

Dopo le presentazioni di rito, in cui emerge tutta la passione per l’azienda e la terra di Luca Bellani, cominciano le danze. L'Oliva 2011 viene servito con uno dei miei piatti preferiti del Prato Gaio, il duls in brüsc (petto di pollo con salsa agrodolce), una sorta di vitello tonnato ante litteram, preparato con carni di animali da cortile. Abbinamento difficile, il piatto è appunto “brusco”, e il 2011 è ancora giovane. Fruttato e floreale, sa di agrumi - pompelmo in particolare - e frutta tropicale, con una bella acidità e scorrevolezza. Le prospettive di evoluzione ci sono tutte, l’ideale sarebbe farne provvista e dimenticarlo in cantina qualche anno.

Con l'Oliva 2010 il discorso cambia parecchio. Bello, intenso, conquista sin dal primo assaggio. Frutta, agrumi, erbe aromatiche, mentuccia, rosmarino, salvia… dal bicchiere continuano a emergere aromi di grande nitidezza e integrità. La mineralità comincia a farsi avvertire, e la marcata acidità risulta mascherata per via della densità data della componente glicerica. Oltretutto l’insieme è di notevole eleganza, con la frutta che ha note più mature. Già buonissimo, si farà alla grande. Eccellente l’abbinamento con crema di borlotti, crostino di pane ai cereali e freguglie di aringa affumicata. La soddisfazione è palpabile, assieme alla sorpresa. Ancora una volta tocca constatare come in Italia manchi una cultura di fondo sui vini bianchi invecchiati. E non stiamo parlando di bottiglie vecchie di vent’anni.

L'Oliva 2009 ha la sfortuna di capitare dopo il 2010. Viene da un’annata molto calda, come dimostrano i 14 gradi alcolici, è questo lo penalizza soprattutto in termini di profumi. Appare un po’ bloccato, paradossalmente meno minerale del 2010, anche se più vecchio di un anno. È muscoloso, anche se tutt’altro che grossolano, con i sentori di frutta che virano verso il candito. Tuttavia, l’acidità gli permette di non essere seduto. Luca, vignaiolo serio e onesto, concorda. Con i malfatti di caprino del Boscasso al burro d'alpeggio profumato all'arancia ci sta, anche se - col senno di poi - invertendo 2009 e 2010 gli abbinamenti sarebbero risultati più indovinati e il 2010 avrebbe fatto una figura ancora migliore. Non importa, le nostre serate servono anche a questo, per discutere e confrontarci. Dalla sala arriva una domanda: "Non potrebbe essere che questo vino stia attraversando una fase critica e che abbia possibilità di miglioramento negli anni a venire?". In effetti, a inizio serata avevo detto di aver riscontrato talvolta un momento critico nell’evoluzione dei Riesling. Io e Luca ci guardiamo. Sì, è possibile. L’acidità, benedetta acidità, lo può far sperare. Luca, tieni da parte qualche bottiglia: tra cinque anni verificheremo.

Infine, l'Oliva 2007, la prima annata prodotta di questa Riserva ottenuta dalle vigne vecchie di Apogeo, l’altro Riesling Renano di Cà di Frara. È ben saldo e al primo impatto sembra giovane. Del resto, bisogna tener conto che in Mosella un Riesling del 2007 è considerato davvero giovane. Mineralità e sapidità sono gentili, aggraziate, accompagnate da note di frutta candita, mentre resta costante l’acidità sostenuta. Bello e intrigante, ha ancora lunga vita davanti. L’abbinamento non è proprio perfetto, ma il baccalà in umido con cipolle e uvetta accompagnato dalla polenta è talmente buono, che non posso esimermi dal chiamare Daniela Calvi per farle tributare il meritato applauso.

A questo punto la verticale è finita, ma la serata prosegue con il dolce: la torta di farina gialla, mela e ricotta con zabaione al Moscato di Volpara è accompagnata dal San Luca 2008, vino dolce (ma non troppo) da uve stramature di riesling renano, offerto dalla famiglia Bellani a chiusura di una cena di grande interesse.

Francesco Beghi

Ringraziamo Mauro Rossini per le fotografie